sabato 10 maggio 2008

Benino Meno


C'è stato un periodo in cui Pilar odiava la scuola.
Piangeva ogni volta che si svegliava al mattino.
Odiava la sua maestra e i suoi compagni leccaculo. Che lei allora non sapeva nemmeno che esistesse la parola leccaculo, e non sapeva descriverli bene quei fetenti. Leccaculo si addice benissimo a tutti loro.
Era in seconda elementare, aveva sette anni e un grembiule verde-chirugo come divisa d'ordinanza.
La scuola era (è) vecchia, marroncina e verde-salaoperatoria (il che forse spiega quegli orribili grembiuli).
La mammamaestra le aveva fatto cambiare istituto perchè era stata trasferita vicino casa, e Pilar aveva lasciato a malincuore quella piccola scuola un po'lontano da casa ma molto accogliente, coi compagni simpatici e la maestra sorridente e paciosa.
Sicchè a settembre s'era ritrovata nella scuola dei chirurghi.

Pilar piangeva, era diventata triste e quell'inverno lo sentiva più freddo e grigio di ogni altro.
Dei compagni leccaculo imparò presto a fregarsene.
Alla scuola triste s'abituò, perdendosi in viaggi fantastici dove le veniva assegnato il compito di ridipingere l'edificio coi pastelli a cera e fiori di carta velina ('chè Pilar era una campionessa di fiori di carta velina).
Alla maestra, invece, non s'abituò mai.
Piccolissima, magrissima, con le mani nodose come la strega di Hansel e Gretel, le ballerine e le calze color carne. Gonne lunghe, squallidi maglioncini coi bottoni davanti. Neri gli occhi minuscoli, neri i capelli, neri i baffetti, neri i vestiti. Ok, forse non era così pessima, ma Pilar la ricorda in questo modo.
Mai un sorriso, se non per prendere in giro maliziosamente qualche bambino.
E tre episodi che la fatina ha scolpito nella pietra dei suoi ricordi infantili...

#1
Il Benino Meno preso perchè aveva colorato i pallini dell'elenco dettato dalla maestra. Li aveva fatti belli tondi, precisi dentro il quadretto, coi pastelli nuovi che la mamma le aveva regalato per il compleanno.
"Io non ho detto di usare i colori per quelle palline!" aveva detto la maestra, perdipiù mostrando ai compagni il quaderno con quello "scempio".


#2
Ad un certo punto dell'anno, dopo la consueta preghiera mattutina, con gli occhi bassi, la voce piagnucolosa e le mani giunte in grembo, la maestra fece questo annuncio: "Bambini, devo dirvi una cosa. Io e mio marito ci vogliamo tanto bene, e abbiamo fatto taaaanti sacrifici per tutta la vita e abbiamo pregato tantotanto. Allora Nostro Signore ci ha ascoltati e ci ha mandato un dono: presto nella nostra casa nascerà un'altra bambina, che farà compagnia a mia figlia".
Silenzio in aula.
I bambini non erano certo abituati a queste confidenze da parte della loro maestra.
E' incinta? Ho capito bene? Povera bambina - pensò Pilar.
Oh, che bello, maestra! Come sono felice! - disse F. dal banco accanto.

A posteriori, quella bestiaccia di Pilar pensò che il VERO SACRIFICIO lo aveva fatto il marito andando a letto con lei BEN DUE VOLTE, se non addirittura di più... e quella maestra che faceva tanto la santarellina non era così pura e casta come voleva dare a vedere.
Falsa.

#3
LA GARA DELLE TABELLINE.
Il un clima di terrore e sotto certi sguardi arcigni che neanche alla maturità, sulla cattedra venivano disposti i cartellini coi voti: ottimo, buono, suff, benino, male.
Poi la maestra girava la cattedra, e tutti i bambini MUTI dovevano copiare l'elenco delle tabelline.
6 x 5 =
8 x 8=
3 x 7 =
...
Poi: "Penne sul banco, davanti al quaderno. Mani dietro la schiena. SILENZIO! NON GUARDATE! Occhi a me! Pronti... VIA!"
Vinceva chi scriveva prima tutti i risultati, calpestava i compagni e arrivava alla cattedra per primo, posizionando il quaderno sul cartellino che decideva la maestra (in base a criteri di spazio banco-cattedra, tempo di consegna, media dei voti, e sospetta occhiata prima del VIA).
Se anche era tutto giusto ma impiegavi un minuto in più, erano cazzi tuoi. Arrivavi a casa col Benino lo stesso e il ricordo dello sguardo della maestra.
Uno sguardo che diceva: "Tu nella vita non sarai niente".



Due cose hanno salvato Pilar da quell'anno scolastico: la comprensione della mamma (che, lavorando in quella scuola, condivideva le impressioni di Pilar) e la certezza che l'anno successivo sarebbe andata in un altro paese, in un'altra scuola, con altri compagni ed un nuovo maestro.
Ma questa sarebbe un'altra storia...

6 commenti:

Fede Zic ha detto...

Che bella pagina, Pil: di scrittura, non della tua vita. Ma la maestra l'hai più rivista? Non le hai tagliato le gomme? :-D

Io non mi ricordo quasi nulla delle elementari, se non che anche io odiavo le gare di tabelline! :-(

Buon fine settimana, Befa!

Pilar ha detto...

sono venuta a sapere che la maestra ha avuto una vita ben poco tranquilla: a quanto pare, le figlie la fanno dannare non poco (ancora ggi!).
che sia il contrappasso?

(grazie, nèh. però io ho ancora una cosa qui per te...)

Fede Zic ha detto...

Una cosa per me??? Cosa? :-O
Aspetta che arrivi il mio comple, tanto ormai io e te ci vediamo ogni 6 mesi. :-D

Anonimo ha detto...

Magari Mamma Marmotta avesse ascoltato le mie preghiere di cambiare scuola il primo giorno delle medie: adesso avrei molti traumi in meno :-/

Pilar ha detto...

fede: nòddai...!

fay: bèh, ma le medie non fanno testo!!!

Anonimo ha detto...

Povera Pil... adesso si cominciano a capire alcune cose...