giovedì 18 dicembre 2008

La Morte a cavallo. Ovvero: quando la follìa raggiunge vette inesplorate.


Alle sette il cellulare si mette a bippare.
Pilar si sveglia, s'allunga, si stiracchia, stropiccia gli occhi.
Beve dal bicchiere che ogni mattina l'aspetta sul comodino, poi va in bagno.
Si sente bene, riposata e serena, finchè non realizza di essersi appena svegliata da quello che doveva essere un incubo.
Ha sognato la Morte.
Per tutta la mattina rimane un po'scossa e perplessa; non tanto per il sogno in sè, piuttosto per non essere preoccupata d'aver sognato la personificazione della Paura.
Alla fine, decide di confidarsi col suo Corazòn.


Pilar: Ho sognato che la Morte veniva a prendermi. Erano dei cavalieri neri (credo due), col mantello nero, il cavallo nero e forse anche delle sciabole nere. Mi cercavano, ma io mi nascondevo in una specie di monastero... bho... a pensarci bene sembrava il chiostro dell'università, in via Festa del Perdono. Ma io non ero mica spaventata! Cioè, mi nascondevo, ma non ero terrorizzata... Alla fine mi hanno trovata, si sono messi davanti a me. I cavalli sbuffavano nel freddo. Poi mi sono svegliata. ... Allora cosa dici?



Corazòn: Orbene, se non me lo dicevi, potevi giocare i numeri al lotto. Oramai non vale più, perdincibacco!



Sigh.

1 commento:

Anonimo ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.